
Ambiente (602)
In Italia lo spreco alimentare continua a crescere, ma ci sono soluzioni per ridurlo
06 Feb 2025 Scritto da WWF
Nella Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il WWF Italia fa un punto sul problema dell’incremento di questo fenomeno.
Nei frigoriferi delle famiglie c’è cibo a sufficienza per dare 1,3 pasti al giorno ad ogni persona colpita dalla fame, nel mondo. Lo spreco alimentare, almeno in Italia, è purtroppo in crescita: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Waste Watcher, nell’ultimo anno abbiamo sprecato quasi il 10% in più di cibo di un anno fa. Ognuno di noi è passato cioè da 566 g a settimana di un anno fa a 618 g, ossia oltre 200 grammi in più di cibo buttato ogni mese.
Invito stampa webinar sui possibili benefici del fotovoltaico per la biodiversità
30 Gen 2025 Scritto da WWF
L'appuntamento è per martedì 4 febbraio alle 11,30. Per partecipare è necessario iscriversi al link Zoom contenuto nel comunicato.
Martedì 4 febbraio alle ore 11,30, il WWF Italia organizza un webinar su Zoom di presentazione del report “Un’energia che fa bene alla natura: i benefici del fotovoltaico per la biodiversità” realizzato da Valerio Renzoni, entomologo e coordinatore Clima ed Energia di WWF Young, la community dei giovani del WWF Italia.
Lo studio evidenzia come il fotovoltaico sia una tecnologia energetica che, se gestita correttamente, può portare numerosi benefici alla biodiversità dei territori coinvolti, contribuendo a una produzione di energia compatibile con la salvaguardia della natura. Nello specifico vengono analizzati i benefici che il fotovoltaico produce per le piante, gli insetti impollinatori, la fauna, il suolo e i piccoli vertebrati. Il report rientra nell’impegno del WWF nel denunciare il binomio tra cambiamento climatico e perdita di biodiversità e nel chiedere l’accelerazione verso una transizione energetica vantaggiosa per tutti.
Il Parco ambientale della Laguna di Orbetello rischia di danneggiare la Laguna
23 Gen 2025 Scritto da WWF
Il Senato ha approvato in via definitiva il ddl di istituzione del “Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della Laguna di Orbetello”
Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge di istituzione del “Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della Laguna di Orbetello”, la cui gestione verrà affidata ad un Consorzio.
La Laguna di Orbetello è un ecosistema di inestimabile valore ecologico, economico e culturale, ma estremamente fragile. La previsione di una nuova governance che superi la frammentarietà delle competenze sull’area poteva essere un passaggio importante, ma avrebbe richiesto un approccio che tenesse conto delle complessità ambientali e amministrative del territorio. Purtroppo, la nuova legge su questo punto presenta diverse criticità che rischiano di compromettere la tutela di questo habitat unico e che come WWF Italia abbiamo puntualmente evidenziato in audizioni e osservazioni a vari livelli.
Greenpeace presenta la prima mappa della contaminazione da PFAS delle acque potabili italiane
23 Gen 2025 Scritto da Greenpeace
I PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace Italia nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”. L’organizzazione ambientalista, che tra settembre e ottobre 2024 ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome, ha presentato oggi a Roma la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia. Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).
Leggi il report integrale e le schede di tutte le regioni e province autonome.
L’analisi dei 260 campioni dimostra una diffusa presenza di questi composti pericolosi, con almeno tre campioni positivi per ogni Regione, eccezion fatta per la Valle d’Aosta in cui sono stati prelevati solo due campioni. Livelli elevati si registrano in Lombardia (ad esempio in quasi tutti i campioni prelevati a Milano) e in numerosi comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell’alessandrino, ma anche Bussoleno in Valle di Susa), del Veneto (anche in comuni fuori dall’area rossa già nota per essere tra le più contaminate d’Europa, come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), della Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), della Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), della Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari) e Perugia in Umbria.
Inquinamento da farmaci: gli effetti degli antinfiammatori sull’ambiente marino
16 Gen 2025 Scritto da Università di Pisa
Una cura per noi, un pericolo per l’ambiente. Per la prima volta una ricerca dell’Università di Pisa, appena pubblicata sul Journal of Hazardous Materials, ha esaminato l’impatto di diverse concentrazioni di ibuprofene, un comune antiinfiammatorio molto utilizzato durante la pandemia di Covid 19, sulle angiosperme, cioè le piante, marine.
“Le angiosperme marine svolgono ruoli ecologici cruciali e forniscono importanti servizi ecosistemici, ad esempio proteggono le coste dall’erosione, immagazzinano carbonio e producono ossigeno, supportano la biodiversità, e costituiscono una nursery per numerose specie animali”, spiega la professoressa Elena Balestri del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano.
In particolare, la ricerca si è focalizzata su Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson, una specie che cresce in aree costiere poco profonde, anche in prossimità della foce dei fiumi, zone spesso contaminate da molti inquinanti, farmaci compresi.
Sull'isola tutti gli effetti drammatici dell'anno più caldo mai registrato
Nel 2024 nell’isola ci sono stati 1.288 incendi
Quest’anno la Sicilia ha pesantemente subito gli effetti della crisi climatica, una crisi ampiamente annunciata per il Mediterraneo, considerato un hot spot climatico dall’IPCC, il panel scientifico delle Nazioni Unite. E’ stata anche la cartina di tornasole dell’anno più caldo mai registrato: quasi una “Los Angeles italiana” Per la comunità scientifica, la responsabilità del fenomeno è da ascrivere all’azione umana: da una parte il cambiamento climatico indotto dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione, dall’altra la pessima gestione delle risorse idriche. Del resto, lo conferma l’Atlante della Siccità delle Nazioni Unite, presentato in occasione della 16a COP della Convenzione ONU per Combattere la Desertificazione, di Riad: la siccità è provocata dal “cambiamento climatico antropogenico e dalla cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio da parte dell’uomo. Non si tratta solo dell’assenza di pioggia, neve o umidità del suolo, la siccità è intimamente legata alle azioni umane. Le pratiche di consumo e produzione sostenibili per proteggere e gestire il territorio sono una componente fondamentale della gestione della siccità” . Proprio in queste ore poi, è arrivata la conferma ufficiale: il 2024 è l’anno più caldo mai registrato a livello globale.
La risalita dell'acqua salata verso l'entroterra minaccia l'agricoltura costiera globale
08 Gen 2025 Scritto da Università di Padova
Un team di ricercatori, coordinato dal Prof. Paolo Tarolli, del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell’Università di Padova, ha condotto uno studio per determinare le principali cause globali dell’intrusione del cuneo salino nell’agricoltura costiera e quantificare l’estensione delle aree potenzialmente a rischio. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista «Environmental Research Letters» e vede come prima autrice la dott.ssa Aurora Ghirardelli del TESAF.
L'agricoltura costiera riveste un ruolo fondamentale per la produzione alimentare globale. Molti sistemi agricoli costieri si trovano nei grandi delta fluviali, aree densamente abitate e coltivate. Oltre alla loro importanza economica, queste zone hanno un elevato valore naturalistico e socio-culturale, tanto che numerose aree agricole costiere sono protette da iniziative dell'ONU come siti UNESCO o Sistemi del Patrimonio Agricolo di Rilevanza Globale della FAO.
Tuttavia, l’agricoltura costiera è sempre più minacciata dall'intrusione del cuneo salino, un fenomeno di risalita dell’acqua salata verso l’entroterra, sia in superficie che nel sottosuolo, che porta a scarsità di acqua dolce, salinizzazione del suolo, perdita di fertilità e danni alle colture. I cambiamenti climatici in atto, insieme alle numerose pressioni antropiche che agiscono sull’agricoltura costiera, possono seriamente minacciare la sicurezza alimentare di queste zone e non solo, poiché proprio nelle aree costiere sono situati alcuni dei principali “granai” a livello mondiale, come i delta del Nilo, del Mekong o del Gange-Brahmaputra-Meghna. Nonostante la rilevanza del fenomeno a livello mondiale, manca una visione globale d’insieme sull'impatto dell'intrusione del cuneo salino sull'agricoltura costiera. Questa lacuna rende difficile confrontare diverse regioni, identificare aree con dati scientifici sufficienti e progettare misure di adattamento mirate.
A sinistra, la zona della Groenlandia nella quale si è svolto lo studio. A destra, l'area di uno stesso ghiacciaio rilevata nel 1985 e nel 2020
Condotta dal Cnr-Isp, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo e Copenaghen e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia, la ricerca ha utilizzato dati acquisiti da satelliti in 35 anni e contribuisce a comprendere l’incidenza del riscaldamento globale sulle variazioni della criosfera. I risultati sono pubblicati su Journal of Glaciology
I ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia si stanno riducendo in maniera significativa: lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Glaciology, realizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo (Svizzera) e Copenaghen (Danimarca) e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS).
La crisi climatica minaccia la presenza umana nei delta fluviali
05 Dic 2024 Scritto da Università di Bologna
Sta già accadendo nel Mississippi e ci sono segnali preoccupanti anche nel Delta del Po: i periodi di siccità prolungata, gli eventi meteo estremi e l'innalzamento del livello del mare possono produrre impatti devastanti sull'agricoltura e sulla biodiversità e rischiano di rendere queste terre inabitabili per l’uomo.
Dal Nilo al Po, passando per la Mesopotamia, la crescita naturale dei delta fluviali ha accompagnato per millenni i progressi dell'umanità nelle regioni del Mediterraneo e in Asia. Questi ambienti sono però oggi minacciati dalla crisi climatica: se non si adotteranno strategie di mitigazione efficaci e misure definitive per la riduzione delle emissioni, i sistemi deltizi rischiano di diventare terre inospitali, tanto da rendere impossibile la presenza umana.
A lanciare l’allarme è un articolo di review pubblicato su Nature Sustainability e realizzato da un gruppo internazionale di studiosi degli ambienti costieri, tra cui due italiani: Alessandro Amorosi dell’Università di Bologna e Vittorio Maselli dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il lavoro ripercorre il ruolo fondamentale che i delta fluviali hanno avuto per lo sviluppo socioeconomico dell’umanità negli ultimi 7.000 anni e ammonisce sulle tragiche conseguenze che la crisi climatica potrà determinare sull’evoluzione futura di aree così fragili e complesse.
Condotta dal Cnr-Isp, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo e Copenaghen e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia, la ricerca ha utilizzato dati acquisiti da satelliti in 35 anni e contribuisce a comprendere l’incidenza del riscaldamento globale sulle variazioni della criosfera. I risultati sono pubblicati su Journal of Glaciology.
I ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia si stanno riducendo in maniera significativa: lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Glaciology, realizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo (Svizzera) e Copenaghen (Danimarca) e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS).