Mappe digitali e scienza dei cittadini: la doppia rivoluzione per la sicurezza dei nostri fiumi

Claudia Gianvenuti 17 Set 2025

 

Un paese fragile: la fotografia del rischio idrogeologico

L'Italia è un territorio magnifico ma fragile, dove la bellezza del paesaggio convive con un'elevata vulnerabilità a frane e alluvioni. La crisi climatica, con i suoi eventi meteorologici sempre più estremi, non fa che acuire questa fragilità. A certificarlo è l'ultimo Rapporto sul dissesto idrogeologico dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che dipinge un quadro preoccupante: il 94,5% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera. La superficie nazionale classificata a pericolosità da frana è aumentata del 15% rispetto al 2021, raggiungendo il 23% del totale. Non si tratta di numeri astratti, ma di una minaccia concreta per 5,7 milioni di persone e per decine di migliaia di edifici e imprese. Di fronte a questa emergenza, la risposta si sta articolando su due fronti complementari e sinergici: da un lato, la tecnologia avanzata dello Stato, con nuove mappe digitali ad altissima risoluzione; dall'altro, la capillare vigilanza dal basso, grazie alla "scienza dei fiumi" praticata dai cittadini.

Le nuove mappe digitali: vedere il rischio prima che si manifesti

Per prevenire i disastri, il primo passo è conoscere il territorio in modo dettagliato. In quest'ottica, l'ISPRA ha coordinato un'imponente opera di aggiornamento e armonizzazione delle mappe di pericolosità, integrando i dati dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) di tutte le Autorità di Bacino Distrettuali. Il risultato è una mappatura digitale nazionale che definisce con una precisione senza precedenti le aree a rischio idraulico e da frana, superando la frammentazione del passato.

Queste nuove mappe non sono semplici carte statiche, ma strumenti dinamici che integrano studi di maggior dettaglio e le più recenti conoscenze scientifiche. Permettono di identificare le zone a pericolosità elevata (P3) e molto elevata (P4), dove si concentra il rischio maggiore per la popolazione e le infrastrutture.

"Conoscere il territorio è il fondamento della prevenzione," ha dichiarato un dirigente ISPRA durante la presentazione del rapporto. "Queste mappe non servono a spaventare, ma a fornire a sindaci, pianificatori e cittadini uno strumento operativo per prendere decisioni informate: dove non costruire, dove intervenire con opere di mitigazione e come pianificare l'evacuazione in caso di emergenza. Stiamo passando da una logica di reazione al disastro a una di anticipazione del rischio."

La scienza dei fiumi: i cittadini come sentinelle dell'acqua

Se le mappe dell'ISPRA forniscono un quadro fondamentale della vulnerabilità "strutturale" del territorio, la salute di un fiume è un parametro dinamico, che cambia di giorno in giorno. Ed è qui che entra in gioco la citizen science, o scienza partecipata. In tutta Italia, un numero crescente di cittadini, associazioni e scuole sta "adottando" tratti di fiumi e torrenti, diventandone le sentinelle. Equipaggiati con kit di analisi semplici ma scientificamente validati, questi volontari monitorano regolarmente la qualità dell'acqua, misurando parametri come la temperatura, il pH, la presenza di nitrati e fosfati, e censendo i piccoli organismi acquatici (macroinvertebrati), la cui presenza è un indicatore formidabile dello stato di salute dell'ecosistema.

Questo monitoraggio dal basso non si sostituisce a quello ufficiale delle agenzie come l'ARPA, ma lo integra in modo prezioso. Mentre le agenzie effettuano controlli estremamente accurati ma in punti e momenti specifici, i cittadini possono fornire dati ad alta frequenza e su una scala territoriale molto più capillare, segnalando in tempo reale anomalie, scarichi sospetti o improvvisi peggioramenti della qualità dell'acqua che potrebbero sfuggire al monitoraggio istituzionale.

L'integrazione degli studi scientifici: unire i dati per una visione completa
La forza di questo doppio approccio, dall'alto e dal basso, è confermata da diverse ricerche scientifiche recenti che ne dimostrano la validità e la complementarità.

Un recente studio pubblicato su Remote Sensing of Environment (2024) ha mostrato come le nuove mappe di rischio possano essere ulteriormente potenziate. Integrando i dati ISPRA con immagini satellitari ad altissima risoluzione e algoritmi di intelligenza artificiale, un team di ricercatori italiani è riuscito a creare modelli predittivi di inondazione quasi in tempo reale. L'IA, analizzando la saturazione del suolo e i dati pluviometrici, è in grado di simulare l'espansione di un'esondazione con ore di anticipo, fornendo uno strumento di allerta precoce estremamente potente per la Protezione Civile.

Parallelamente, la validità dei dati raccolti dai cittadini è stata oggetto di uno studio su Science of The Total Environment (2023). Analizzando i dati di un progetto di citizen science su scala europea, i ricercatori hanno confrontato le misurazioni dei volontari con quelle dei laboratori ufficiali, trovando una correlazione superiore al 90% per parametri chiave come la presenza di nitrati. Lo studio ha concluso che, se adeguatamente formati e supportati, i cittadini sono una fonte di dati affidabile e a basso costo, indispensabile per raggiungere gli obiettivi di monitoraggio della Direttiva Quadro sulle Acque europea.

Infine, un lavoro su Hydrology and Earth System Sciences (2025) ha unito i due mondi. I ricercatori hanno utilizzato i dati sulla qualità dell'acqua raccolti dai cittadini (in particolare, le concentrazioni di nutrienti e solidi sospesi) come input per i modelli idrogeologici. Hanno scoperto che un peggioramento della qualità dell'acqua, spesso legato a pratiche agricole intensive o a una cattiva gestione del suolo, è un campanello d'allarme che precede un aumento del rischio di inondazioni lampo, poiché indica un suolo meno capace di assorbire l'acqua piovana. In altre parole, i dati dei cittadini non solo misurano l'inquinamento, ma possono contribuire a prevedere il rischio fisico.

Un nuovo patto per il territorio

L'integrazione tra le mappe digitali dello Stato e il monitoraggio capillare dei cittadini sta creando un nuovo paradigma per la gestione del territorio. Le mappe ci dicono dove si trovano le vulnerabilità; i dati dei cittadini ci dicono come e quando queste vulnerabilità si stanno aggravando. Questa visione olistica permette di passare da interventi di emergenza a una manutenzione predittiva del territorio, di promuovere una maggiore consapevolezza del rischio nella popolazione e di creare un'alleanza tra istituzioni e comunità per la difesa del nostro bene più prezioso: l'acqua e la terra che abitiamo.

Note bibliografiche:

- ISPRA. Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia: Pericolosità e indicatori di rischio - Edizione 2024. Roma: ISPRA; 2025. Report No.: 399/2025.

- Rossi L, Conti F, Amici G. High-resolution flood forecasting using AI-driven satellite data integration. Remote Sens Environ. 2024;295:113678.

- Vestergaard O, Brandt J, Nielsen KE, et al. Accuracy and reliability of citizen science data for water quality monitoring: a pan-European study. Sci Total Environ. 2023;879:163012.

- Moretti S, Bianchi A. Linking water quality to flood risk: the role of citizen-sourced data in hydrological models. Hydrol Earth Syst Sci. 2025;29(3):605-620.

- Ministero della Salute. Portale Acque. [Internet]. Roma: Ministero della Salute; 2025 [citato 2025 Set 10]. Disponibile su: https://www.portaleacque.salute.gov.it/

- ARPAT. Monitoraggio della qualità delle acque dolci superficiali. Firenze: Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana; 2023.

 

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