Parkinson: un esame del sangue per "leggere" il danno ai neuroni. Scoperto il ruolo del biomarcatore JNK3

Francesco Rossini 27 Dic 2025


Uno studio coordinato dall'Università Statale di Milano e dall'Istituto Mario Negri rivela come un enzima nel plasma possa rivoluzionare la diagnosi precoce e il monitoraggio della malattia.
Una ricerca d'avanguardia, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Parkinson’s Disease, segna un punto di svolta nella lotta alle malattie neurodegenerative. Per la prima volta, l'enzima JNK3 è stato identificato nel sangue non solo come un bersaglio per future cure, ma come un biomarcatore plasmatico estremamente preciso, capace di segnalare il livello di danno neuronale in corso.

Dalla ricerca di base alla clinica: la "doppia identità" di JNK3
Fino ad oggi, JNK3 era noto agli scienziati principalmente come un attore protagonista nei processi di morte dei neuroni. La grande intuizione del team coordinato dalla Prof.ssa Tiziana Borsello (Università Statale di Milano e Istituto Mario Negri) è stata ipotizzare che questo enzima potesse essere rilevato anche nel plasma, trasformandosi in un "messaggero" della patologia.

Grazie alla collaborazione con la Prof.ssa Giorgia Melli (Università della Svizzera Italiana), l'ipotesi è stata testata su una coorte di pazienti, dimostrando che la biologia molecolare studiata in laboratorio ha un'applicazione medica diretta e concreta.

Perché questa scoperta è rivoluzionaria?
L'identificazione di JNK3 nel sangue offre vantaggi fondamentali per medici e pazienti:

Diagnosi precoce: La capacità di distinguere con alta specificità un paziente affetto da Parkinson da un soggetto sano tramite un semplice prelievo.

Monitoraggio costante: Uno strumento per seguire l'evoluzione della malattia nel tempo in modo non invasivo.

Medicina personalizzata: La possibilità di stratificare i pazienti, permettendo di selezionare i profili più adatti per i trial clinici e per terapie "su misura".

"Questi risultati rappresentano una svolta. JNK3 emerge oggi come un segnale tangibile della disfunzione neuronale, aprendo la strada a una gestione della malattia molto più accurata", spiega la Prof.ssa Tiziana Borsello.

Una visione integrata delle malattie del cervello
La scoperta non si ferma al Parkinson. Come sottolineato dal Prof. Domenico Raimondo (Sapienza Università di Roma), comprendere come le vie di risposta allo stress neuronale si intreccino è cruciale per affrontare anche altre patologie, dall'Alzheimer all'ischemia cerebrale.

Per accelerare il passaggio dalla scoperta alla cura, è stata fondata PepTiDa, una start-up innovativa e spin-off dell’Università di Milano, che si pone l'obiettivo di tradurre queste evidenze scientifiche in soluzioni terapeutiche e diagnostiche disponibili per tutti.

Ultima modifica il Lunedì, 22 Dicembre 2025 12:02
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