Ambiente (657)
Società civile e produttori contro il parere della Commissione UE sugli OGM
07 Mag 2021 Scritto da WWF
Le organizzazioni dei produttori biologici, dell’agricoltura contadina e della società civile esprimono profonda preoccupazione rispetto alla posizione della Commissione europea che si è espressa a favore di una regolamentazione ad hoc per le nuove tecniche di manipolazione genetica (NGT/NBT) per sottrarle alla normativa sugli OGM in essere, aggirando così la sentenza della Corte di Giustizia europea. Dando un sostanziale via libera agli OGM di nuova generazione, la Commissione annuncia la resa di fronte alle pressioni delle industrie dell'agribusiness mettendo in discussione lo stesso principio di precauzione europeo.
Si tratta di una grave minaccia per le piccole e medie produzioni locali e, in generale, per tutto il comparto delle produzioni biologiche e di qualità che caratterizzano il Made in Italy. Facendo eco alla voce delle lobby industriali, la Commissione elenca le stesse promesse non mantenute che sono state fatte vent'anni fa per promuovere gli OGM: meno pesticidi, maggiori rese, adattamento al cambiamento climatico.
Inquinamento: una mascherina chirurgica nell’ambiente marino rilascia fino a 173mila microfibre al giorno
07 Mag 2021 Scritto da Università di Milano Bicocca
È il dispositivo di protezione più utilizzato da quando è in atto la pandemia da Covid-19: leggera e comoda da indossare. Ma una singola mascherina chirurgica gettata irresponsabilmente - dai marciapiedi alle spiagge - rilascia migliaia di fibre microscopiche che minacciano l’ambiente marino.
Questo il risultato della ricerca condotta da un team di chimici del Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment” con autori Francesco Saliu, Maurizio Veronelli, Clarissa Raguso, Davide Barana, Paolo Galli, Marina Lasagni, recentemente pubblicata sulla rivista Environmental Advances.
Lo studio ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche e ha fornito un primo dato quantitativo relativo alla cessione di microplastiche. Per le mascherine, infatti, così come succede per molti altri oggetti di uso quotidiano, il dato relativo alla stabilità oltre il limite di utilizzo non era disponibile in letteratura.
WATER TO FOOD: CON UN CLICK È POSSIBILE SCOPRIRE QUANTA ACQUA "CONSUMA" OGNI ALIMENTO
03 Mag 2021 Scritto da Politecnico di Milano
Quanta acqua serve per produrre i chicchi di caffè che finiscono in una sola tazzina? E per un piatto di pasta o una semplice mela? Oggi è possibile saperlo con un semplice click grazie al progetto del Politecnico di Torino “Water To Food”: un progetto di comunicazione di dati e informazioni sull’impatto che la produzione e il commercio internazionale di cibo hanno sulle risorse idriche mondiali e locali. Nato dal progetto di ricerca europeo Coping with WAter Scarcity In a globalized world, CWASI, coordinato da Francesco Laio docente presso il Dipartimento di Ingegneria per l’ambiente, il territorio e le infrastrutture del Politecnico, Water to Food nasce durante il lockdown da un’idea delle tre giovani ricercatrici Benedetta Falsetti, Carla Sciarra e Marta Tuninetti che nell’ultimo anno hanno lavorato al fianco di un team di esperti in comunicazione digitale.

Approfondimenti nel IV Rapporto sul Capitale Naturale
Sapevi che l’ammontare complessivo di anidride carbonica immagazzinata negli ecosistemi forestali italiani è pari a 4,5 miliardi di tonnellate e ogni anno ne catturano 46,2 milioni di tonnellate, ovvero il 12% di tutte le emissioni italiane? E che oltre 7000 molecole naturali ci aiutano a combattere tumori e altre malattie?
Scopri di più sul portale One Planet School>>
Il nostro Paese è fra i più ricchi d’Europa in quanto a patrimonio artistico e culturale, ma ben pochi sanno che è anche tra i più ricchi di natura, con un valore economico legato al suo capitale naturale che supera i 58 miliardi di euro considerando solo le risorse idriche, la prevenzione dalle alluvioni, l’impollinazione agricola e le attività ricreative (Ministero dell’Ambiente, oggi MITE - Terzo Rapporto Capitale Naturale d’Italia).
Quattro nuovi embrioni sono stati creati dal consorzio BioRescue che ora si prepara ai prossimi passi della missione per salvare il rinoceronte bianco del nord
23 Apr 2021 Scritto da Università di Padova
Il consorzio internazionale di scienziati e conservazionisti che lavora per prevenire l'estinzione del rinoceronte bianco del Nord attraverso tecnologie avanzate di riproduzione assistita è lieto di annunciare che nei mesi di marzo e aprile 2021 sono stati prodotti altri quattro embrioni di rinoceronte bianco del Nord. Questa è la procedura (di raccolta degli ovociti in Kenya, fecondazione in vitro e crioconservazione degli embrioni in Italia) che ha avuto maggior successo ad opera del team del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research (Leibniz-IZW), Safari Park Dvůr Králové, Kenya Wildlife Service, Ol Pejeta Conservancy e Avantea. Inoltre, il team ha confermato il successo della sterilizzazione del maschio del rinoceronte bianco del sud Owuan, eseguita a Dicembre 2020. Owuan sarà ora introdotto nel recinto con le femmine di rinoceronte bianco del sud di Ol Pejeta che sono state identificate come potenziali madri surrogate per la futura prole di rinoceronte bianco del Nord.
Le femmine Najin e Fatu a Ol Pejeta Conservancy, Kenya, sono gli unici rinoceronti bianchi del nord rimasti al Mondo. Per prevenire l'estinzione del rinoceronte bianco del nord, dal 2019, il consorzio internazionale BioRescue, formato da scienziati e conservazionisti, e guidato dal Leibniz-IZW, ha raccolto delle cellule uovo immature (ovociti) dalle due femmine e le ha fecondate artificialmente usando sperma congelato da maschi deceduti per ottenere embrioni vitali. Nel prossimo futuro, gli embrioni saranno trasferiti in madri surrogate di rinoceronte bianco del sud per ottenere prole di rinoceronte bianco del nord.

C'era anche il WWF nelll'Expedition Guaviare 2021, nella quale 20 ricercatori hanno intrapreso un viaggio di dieci giorni per effettuare una prima caratterizzazione biologica di una specifica sezione del fiume Guaviare (principale affluente dell'Orinoco) e verificare la presenza dei suoi delfini di fiume.
Durante la spedizione, e con la guida della Fondazione Omacha, i ricercatori hanno osservato 188 delfini del Rio delle Amazzoni, insieme a circa 200 specie di piante, 74 specie di pesci, 9 di anfibi, 2 di rettili e 5 di pipistrelli. Sono stati raccolti inoltre oltre 300 campioni di macroinvertebrati d’acqua dolce.
"È molto importante continuare gli sforzi per ampliare la nostra conoscenza dei delfini di fiume e sviluppare azioni che garantiscano la loro conservazione e quella dei loro habitat", ha detto Saulo Usma, specialista acque dolci del WWF Colombia, che ha guidato la spedizione.
La Francia prolunga la vita di 16 centrali nucleari oltre confine. Greenpeace: necessario allargare la consultazione pubblica al nostro Paese
21 Apr 2021 Scritto da Greenpeace
Lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora Ministero dell’Ambiente ha inviato una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera sul progetto di prolungare di dieci anni l’operatività di trentadue vecchi reattori. Sedici di questi impianti distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.
“Queste vecchie centrali sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Che i cittadini italiani siano “parte interessata”, ai sensi della Convenzione di Espoo è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni”.

(pannello a) Processi coinvolti nell'accoppiamento e retroazioni tra aumento delle temperature e riflessione della radiazione solare (albedo) alla superficie delle diverse regioni dell'emisfero settentrionale; (pannello b) suddivisione delle aree dell'emi
Lo studio, coordinato dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, mostra il rapporto tra il global warming degli ultimi decenni e la variazione di copertura nevosa e vegetale nelle diverse aree dell’emisfero settentrionale. I risultati sono pubblicati su ERL.
Grazie ai nuovi dati resi disponibili dalle ultime campagne satellitari è ora possibile osservare i cambiamenti nella copertura di neve e vegetazione associati al climate change e come essi abbiano modificato la quantità di radiazione solare riflessa localmente dalle superfici continentali (effetto di retroazione locale su riscaldamento climatico).
I risultati di un lavoro realizzato da un team di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna, mostrano come i cambiamenti climatici degli ultimi decenni abbiano determinato larghe riduzioni della copertura nevosa ed estese espansioni della vegetazione capaci di amplificare (retroazione positiva al riscaldamento globale) o controbilanciare (retroazione negativa al riscaldamento globale) l’incremento delle temperature nelle diverse regioni dell’emisfero settentrionale. Del team autore dello studio - pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters – hanno fatto parte l’Enea - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’European Centre for Medium Range Weather Forecasts (ECMWF, Gran Bretagna), il Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI, Olanda) e Deltares (Olanda).

È stata presentata oggi alle imprese del territorio CO2 Circle Lab - CCL, nuova infrastruttura di ricerca congiunta di Politecnico di Torino e Istituto Italiano di tecnologia (IIT), che risponde alla necessità di sviluppo e innovazione tecnologica in grado di alimentare modelli di produzione, e di gestione dei materiali e dell’energia, ispirati ai principi della circolarità e della sostenibilità ecologica.
L’anidride carbonica è un rifiuto delle nostre attività quotidiane che contribuisce in larga misura al problema del riscaldamento globale. Ma la CO2 può essere trasformata da problema a risorsa. È infatti possibile recuperare il carbonio della molecola di CO2 e riutilizzarlo per ottenere prodotti sintetici, combustibili, materiali, sostanze chimiche per la fertilizzazione del suolo, l’alimentazione degli animali e la cura della persona. È possibile realizzare questo processo in modo sostenibile: l’utilizzo del carbonio ha bisogno dell’idrogeno come partner chimico e sia l’idrogeno che la trasformazione della CO2 possono essere ottenuti attraverso diversi processi (elettrochimico, termochimico, fotochimico e biologico) usando energia rinnovabile. CO2 Circle Lab offre attrezzature d’avanguardia per il recupero, l’accumulo e il riutilizzo delle emissioni di diossido di carbonio attraverso tutti e quattro questi processi.

Nuovo report WWF sui consumi: tra il 2005 e il 2017 soia, olio di palma e carne bovina sono stati i prodotti importati dall’UE di maggior peso nella deforestazione tropicale, seguiti da prodotti legnosi da piantagioni, cacao e caffè
Quasi del tutto inconsapevolmente, trasformiamo e consumiamo prodotti provenienti dai paesi tropicali e sub-tropicali che incorporano deforestazione e trasformazione di ecosistemi naturali. Un nuovo report del WWF svela che l’Unione Europea è fra i maggiori importatori al mondo, seconda solo alla Cina, di “deforestazione incorporata” e responsabile delle emissioni di gas serra che questa provoca. L’Italia, in base ai dati del 2017, si è collocata al secondo posto nella classifica degli otto paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e consumati nell’UE.

