Ambiente (657)

Il nuovo studio del WWF sui possibili scenari per sostenere anche l'attività di pesca
Gli stock ittici del Mediterraneo, inclusi quelli di grande valore commerciale di nasello e cernia, potrebbero rigenerarsi se il 30% del mare venisse protetto efficacemente [1]. Considerando che ad oggi, solo il 9,68% del Mar Mediterraneo è indicato come ‘protetto’ e che solo l’1,27% è effettivamente tutelato, c’è ancora molto lavoro da fare.
Il nuovo report del WWF “30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo” indica gli scenari per l’attività di conservazione nel Mar Mediterraneo, analizzando i benefici che l’interruzione della pesca insostenibile e della pesca illegale, e di altre attività dannose in aree selezionate, porterebbe alla biodiversità marina e alle popolazioni ittiche. Lo studio è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del CNRS-CRIOBE Francese, l’Ecopath International Initiative e l’ICM-CSIC Spagnolo.
Restauro delle scogliere coralline, siglato l’accordo tra l’Università di Milano-Bicocca e il governo delle Maldive
24 Feb 2021 Scritto da Università di Milano Bicocca 
L’Università di Milano-Bicocca e il governo della Repubblica delle Maldive da oggi insieme per la salvaguardia della scogliera corallina. Una partnership per raggiungere nuovi importanti traguardi sui temi della sostenibilità e della biodiversità
Nel corso della cerimonia trasmessa questa mattina in diretta streaming dall’aula magna del campus milanese, la rettrice dell’Ateneo, Giovanna Iannantuoni, e il ministro della Pesca, risorse marine e agricoltura della Repubblica delle Maldive, Zaha Waheed (in collegamento video) hanno firmato l’accordo dando ufficialmente il via al progetto per lo sviluppo di linee di ricerca collaborative.
Le scogliere coralline sono tra gli ecosistemi più complessi e ricchi di biodiversità sulla Terra, ma sono minacciate da una gestione non sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse.
La partnership stipulata oggi prevede l’avvio di un vero e proprio censimento di tutte le tecniche utilizzate per il restauro delle scogliere coralline (coral reef restoration), con l’obiettivo di individuare quelle più efficaci per garantire la sopravvivenza di questi delicati organismi presenti alle Maldive e di mettere a punto le linee guida nazionali per la loro applicazione e il loro monitoraggio.

Salute, prosperità, lotta ai cambiamenti climatici: senza Natura non c’è futuro, nella decade proposta dall’ONU sulla restoration degli ambienti naturali
Abbiamo 10 anni per ricomporre il grande mosaico naturale italiano che, una volta ricostruito, manterrà in sicurezza il nostro capitale naturale garantendo prosperità e salute per tutti noi. Nell’avvio della decade promossa dall’ONU alla restoration dei sistemi naturali, il WWF con la sua nuova campagna ReNature Italy lancia una sfida di un grande progetto di rigenerazione della natura del nostro Paese che sposa la visione ambiziosa su come dovremo trasformare l’Italia entro il 2030, a partire da oggi. 4 le parole chiave: connessione, ripristino, protezione e rewild, cioè il ritorno in natura di specie importanti.
ReNature Italy è la risposta concreta agli allarmi sulla perdita di biodiversità a livello globale e nazionale: 1 specie su 2 di vertebrati in Italia è minacciata d’estinzione, l’86% degli habitat europei è in cattivo stato di conservazione, perdiamo ogni giorno 16 ettari di territorio naturale sotto la pressione di cemento e degrado. Suolo fertile, ecosistemi con i loro servizi, piccoli e grandi habitat vengono trasformati e distrutti: centinaia di tessere naturali si perdono quotidianamente, e silenziosamente, in ogni angolo del paese, e si erodono poco per volta le connessioni vitali di un ecosistema sempre più fragile e il nostro capitale di natura. Per questo la prima richiesta alle istituzioni del WWF è quella di riportare al centro della politica il ruolo della natura, dedicando fondi significativi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) alla conservazione e ripristino della natura, cogliendo la sfida della Strategia Europea per la Biodiversità e avviando la Nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 per recuperare la natura che abbiamo perso.
Scoperte emissioni di composti pericolosi per il buco dell'ozono
19 Feb 2021 Scritto da Cnr-Isac, Uniurb
Un articolo pubblicato su PNAS rileva per la prima volta tre composti ozono-distruttori proibiti dal Protocollo di Montreal, grazie ai dati prodotti da una rete globale di 15 stazioni di cui fa parte l'Osservatorio climatico O. Vittori sul Monte Cimone, gestito dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr. L'aumento delle concentrazioni è dovuto a emissioni industriali in Asia orientale di tipo non intenzionale, ancora non regolamentate.
A poco più di trent’anni dalla sua entrata in vigore, il Protocollo di Montreal per la protezione dell’ozono stratosferico, che limita la produzione e l’uso di gas ozono-distruttori, è considerato uno dei maggiori successi della cooperazione internazionale, data l’ampia adesione. Ben 197 paesi hanno ratificato il trattato, impegnandosi a drastiche limitazioni nella produzione e nell’uso di questi composti. Tuttavia, risulta fondamentale riuscire a controllare il rispetto degli accordi. Misurare in continuo i livelli di questi gas in atmosfera è uno degli strumenti disponibili per questo controllo, implementato attraverso la messa in rete di osservatori che, sotto l’egida del WMO (l’Organizzazione mondiale della meteorologia), misurano in tutto il mondo e da molti anni i livelli atmosferici dei composti dannosi per l’ozono.
Tra le stazioni che fanno parte delle reti di misura globali c’è l’Osservatorio climatico Ottavio Vittori, posto sulla vetta del Monte Cimone e gestito dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) in collaborazione con l’Aeronautica militare. Sul Cimone, grazie alla collaborazione con l’Università di Urbino, da 20 anni si misurano, tra gli altri, i gas responsabili del “buco” nell’ozono stratosferico.

Il carbone è il peggiore tra i combustibili fossili, sia per la salute che per l'ambiente
Il WWF accoglie con grande favore la conferma formale da parte del Ministero dell’Ambiente che la centrale a carbone di La Spezia dovrà cessare la sua attività entro il 2021.
Il fatto che il Ministero, nella lettera inviata al comune della città ligure, ribadisca con fermezza che "il decreto di riesame dell'Aia D.M. 351 del 6 dicembre 2019 è ad oggi pienamente vigente e pertanto resta valida la prescrizione che prevede la cessazione dell'utilizzo del carbone al 2021, per l'unico gruppo ancora in esercizio nella centrale di La Spezia", fornisce un messaggio chiaro del fatto che occorre rispettare le procedure ambientali e, di fatto, andare a chiudere gli impianti termoelettrici a carbone non più rispondenti alle prescrizioni delle procedure ambientali stesse.
WWF auspica che questo pronunciamento non venga ostacolato da altri dicasteri in base a supposte carenze di rete, dal momento che in Liguria c’è già un gruppo da quasi 800MWe funzionante di un’altra centrale a gas (Vado Ligure) che lavora a scartamento ridotto (ha prodotto appena 1.900 GWh/anno quando ne avrebbe potuti produrre oltre 5.000).

In natura corteggiamento fra gli animali è uno spettacolo in più
GLI SVASSI E LA DANZA DEL PINGUINO
Oasi WWF Le Cesine
Il periodo degli amori, dalla fine dell’inverno all’inizio dell’estate, è senz’altro il più indicato per osservare questo meraviglioso uccello: entrambi i partner sfoggiano una magnifica livrea nuziale che avevano dismesso durante la brutta stagione. Dorso bruno, collo e parti inferiori bianche, due ciuffi auricolari neri e una vistosa gorgiera, una specie di largo collare marrone e nero, fanno dello svasso maggiore uno degli uccelli più eleganti della nostra avifauna.
Il rituale di corteggiamento è tra i più spettacolari del mondo animale e consiste in una serie di posizioni sull’acqua che raggiungono il culmine nella cosiddetta “danza del pinguino” (weed dance): dopo un’immersione, i due svassi riemergono con un ciuffo di alghe o di piante acquatiche nel becco e si avvicinano fino a impennarsi, battendo velocemente le zampe, petto contro petto, scambiandosi talvolta gli stessi vegetali del becco. Stabilito il legame di coppia, il nido consiste in una piattaforma galleggiante di alghe e vegetazione ripariale, spesso ancorato vicino alle rive, dove vengono deposte fino a quattro uova covate da entrambi i genitori per 25-29 giorni. È emozionante vedere i pulcini, già pochi giorni dopo la nascita, spuntare con le loro testoline e il collo a strisce bianche e nere, seminascosti dal dorso degli adulti, in attesa del cibo. Man mano che i giovani crescono, i pesci o i girini catturati dagli adulti saranno rilasciati sulla superficie dell’acqua in modo che i piccoli imparino a catturarli da soli, fino al raggiungimento della completa autosufficienza. La specie è stanziale e nidificante a Le Cesine, nel 2020 ben 18 nidi sono stati censiti e monitorati.

Come il programma di salvaguardia del rinoceronte bianco del Nord ha superato le sfide poste da una pandemia globale.
La pandemia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 ha cambiato la vita delle persone ovunque e ha influenzato i processi economici, culturali, sociali e politici. La ricerca e la conservazione della biodiversità non sono risparmiati da questi effetti negativi, mentre le conseguenze positive di una "antropausa" sull'ambiente sono ancora oggetto di discussione. Il progetto di ricerca BioRescue, un programma che mira a salvare il rinoceronte bianco del Nord dall’estinzione, restituisce un esempio di quali sono le sfide che è necessario superare quando si conduce una ricerca e si promuove un progetto di conservazione all’interno di un consorzio internazionale al tempo di una pandemia globale.

Uno studio dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) evidenzia una significativa diminuzione di inquinanti, come il biossido di azoto, nell’aria di Roma e del Lazio nei mesi di marzo e aprile 2020. I dati sono frutto della combinazione delle osservazioni spaziali del sensore TROPOMI con le misure acquisite a terra e sono stati pubblicati su Springer Nature
Le restrizioni nazionali imposte per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 e di conseguenza contenere la COVID-19 hanno portato ad una diminuzione della concentrazione degli inquinanti come il biossido di azoto (NO2) nella città di Roma e nell’area nord-occidentale della regione Lazio, fino a quasi dimezzarsi nei mesi del lockdown (marzo-aprile 2020) rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge dallo studio realizzato e pubblicato su Springer Nature dai ricercatori Cristiana Bassani, Francesca Vichi, Giulio Esposito, Mauro Montagnoli, Marco Giusto e Antonietta Ianniello dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) combinando le osservazioni del sensore TROPOspheric Monitoring Instrument (TROPOMI) a bordo del satellite Sentinel 5P con le misure acquisite a terra nelle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (Arpa) e nella stazione di monitoraggio A. Liberti del Cnr-Iia collocata presso l’area di ricerca Rm1 del Cnr.

Dalla deforestazione che ostacola gli oranghi nella ricerca del partner, al cambiamento climatico che riduce la fertilità dei ghepardi
Mancano poco meno di due settimane a San Valentino, la festa degli innamorati. Proprio all'avvicinarsi di questa data il WWF ha deciso di raccontare l’amore da una prospettiva diversa, ossia quella degli animali, che purtroppo trovano sempre più difficoltà sia nei rituali di corteggiamento che in quelli di accoppiamento. Difficoltà che spesso sono determinate proprio dall’uomo, dalle sue azioni e dalle sue abitudini.
Tra queste cause di disturbo all’amore animale il cambiamento climatico al primo posto, ma anche la deforestazione, l’inquinamento acustico, luminoso e da plastica, il bracconaggio giocano ruoli determinanti. L’impatto delle azioni compiute dalla specie umana ha effetti devastanti sul quelle animali. Dagli oranghi alle lucciole, dagli elefanti ai salmoni, dalle tartarughe alle megattere, queste specie sono minacciate e ora più che mai è hanno bisogno di un nostro cambio di rotta per proteggerle.
Ecco le principali azioni umane che impattano sulla riproduzione delle specie animali:
Deforestazione e Oranghi
L’orango è una specie tipicamente solitaria. I maschi cercano attivamente le femmine solo durante la stagione riproduttiva. Ma le foreste pluviali, habitat della specie, vengono distrutte a ritmi sempre più rapidi a causa della crescente richiesta di legnami pregiati e di terreni da convertire alla coltivazione dell’olio di palma. Gli oranghi hanno così sempre maggiori difficoltà a muoversi e spostarsi alla ricerca del partner in un habitat frammentato e degradato, e il loro tasso riproduttivo sta diminuendo in maniera preoccupante.
Le virtù del distillato di legno per aumentare la fertilità del terreno
03 Feb 2021 Scritto da Università di Pisa
La ricerca dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista Soil Research
Stimola l’attività microbica del suolo e può influenzare la disponibilità degli elementi nutritivi per le piante, favorendo un uso più razionale dei fertilizzanti. Sono questi alcuni effetti del distillato di legno scoperti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Soil Research”.
“E’ la prima volta che una ricerca cerca di valutare gli effetti del distillato di legno sul suolo – spiega il professore Roberto Cardelli del dipartimento Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’ateneo pisano– si tratta infatti di un prodotto ancora poco conosciuto, sia dal mondo accademico sia dal mercato, e sebbene il suo impiego in Italia sia consentito in agricoltura biologica in realtà è usato soprattutto in Asia direttamente sulle piante con varie funzioni da biostimolante, antiparassitario e antiossidante”.

