Sviluppata una Piattaforma di Valutazione In Vitro per le Future Terapie Oncologiche Combinate

Carlo Marini 16 Dic 2025



Superare la resistenza acquisita ai trattamenti rappresenta una delle sfide cruciali nella battaglia contro il cancro. Sebbene l'impiego di associazioni di farmaci sia una strategia promettente, la loro elevata tossicità sui tessuti sani rimane un ostacolo significativo. Per prevedere e mitigare tali rischi, un'équipe dell'Università di Ginevra (UNIGE) ha ideato una piattaforma che modella in vitro tre organi particolarmente vulnerabili alle terapie combinate: il rene, il fegato e il cuore. Questa metodologia, rapida e che non richiede l'uso della sperimentazione animale, apre la strada a una valutazione più sicura dei nuovi protocolli terapeutici. I risultati sono stati pubblicati nella rivista Biomedicine & Pharmacotherapy.

I recenti progressi nell'immunoterapia, nelle terapie mirate e in quelle geniche hanno migliorato notevolmente il tasso di sopravvivenza per le persone affette da neoplasie. Tuttavia, col tempo, molte forme tumorali sviluppano una insensibilità al trattamento, nota come "resistenza acquisita", compromettendone l'efficacia. Questo fenomeno costituisce oggi uno dei maggiori problemi dell'oncologia.

Per aggirare tale resistenza, le soluzioni più promettenti si basano sull'uso simultaneo di più principi attivi. Se da un lato queste combinazioni incrementano l'efficacia terapeutica, dall'altro sono spesso associate a una significativa tossicità per gli organi e i tessuti non malati, limitandone l'applicazione clinica. Allo scopo di prevenire questo rischio, il team dell'UNIGE ha realizzato un "banco di prova" che permette di saggiare in laboratorio la pericolosità di queste associazioni farmacologiche, in modo veloce e senza ricorrere a modelli animali.

Tre Organi Riuniti in un Modello
"Questa piattaforma replica in vitro, sotto forma di aggregati di cellule derivate da organi umani, il rene, il cuore e il fegato. Questi organi sono particolarmente sensibili agli effetti collaterali dei farmaci", spiega Patrycja Nowak-Sliwinska, professoressa associata presso la Sezione di Scienze Farmaceutiche della Facoltà di Scienze dell'UNIGE. "Con questa metodologia, siamo in grado di studiare l'interazione di nuove combinazioni farmacologiche con questi organi, stabilendo se il passaggio ai test in vivo, sull'uomo o sull'animale, sia giustificato".

Adottando questo approccio, gli scienziati hanno già sperimentato due specifiche associazioni di farmaci (C2, composta da erlotinib HCl, dasatinib, tubacin, tacedinaline; e REMP, composta da erlotinib HCl, parthenolide, metformine HCl, RAPTA-C), entrambe attualmente in fase di sviluppo. "Ad esempio, abbiamo riscontrato che la combinazione C2 manifestava una tossicità specifica per il fegato. Ciò dimostra che non è necessariamente opportuno procedere con test in vivo per questa specifica associazione", precisa la ricercatrice.

Un Vantaggio in Ottica "3R"
Questo metodo è particolarmente rapido. Sono sufficienti due settimane per ottenere un risultato, contro le dieci o più – a seconda della gravità della tossicità – richieste dai test su modelli animali. "Oltre a rappresentare un notevole risparmio di tempo, questa strategia si allinea perfettamente al concetto 3R (Ridurre, Rimpiazzare e Raffinare) che mira a minimizzare l'uso di modelli animali nella ricerca".

Per il futuro, i ricercatori hanno in programma di includere un ulteriore organo nel modello e, in una prospettiva a lungo termine, di sostituire le linee cellulari standard con cellule prelevate direttamente dai pazienti. Questa evoluzione consentirebbe di testare la tossicità delle associazioni farmacologiche in maniera ancora più personalizzata.

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