“L’analisi a scala mondiale da noi effettuata sulla distribuzione spaziale delle coltivazioni ha mostrato come la produzione agricola e il consumo idrico non siano ottimizzati – spiega Maria Cristina Rulli, che ha firmato il prestigioso studio per il Politecnico di Milano - I risultati mostrano come la redistribuzione colturale consenta in 42 paesi (molti dei quali soggetti a stress idrico come Australia, India, Messico, Marocco, Sud Africa…) un risparmio di acqua di almeno il 20% rispetto ad oggi, mentre in 63 Paesi, molti dei quali importatori di cibo (Etiopia, Iran, Kenya, Spagna…), un incremento di più del 20% nella produzione domestica di cibo”. Nello studio è stata analizzata la distribuzione spaziale delle 14 principali colture edibili che generano il 72% della produzione di alimenti, l’83% delle calorie e il 78% delle proteine provenienti da alimenti vegetali che contribuiscono alla dieta mondiale media. Per ognuna delle aree coltivate con le 14 colture è stato calcolato, coerentemente alla zona di produzione e alla modalità di produzione attualmente adottata: -il consumo idrico dalla semina al raccolto, sia di acqua piovana che di irrigazione -la quantità in peso del raccolto ottenibile -la quantità di calorie e proteine contenute nel raccolto. Sono stati inoltre studiati scenari di cambiamento colturale che avessero l’obiettivo di diminuire il consumo di risorsa idrica vincolati ad una conservazione della produzione totale nell’area coltivata in termini di contenuto calorico e proteico. Ulteriori vincoli sono stati imposti fra aree coltivate adiacenti per evitare transizioni verso monocolture. Il messaggio è chiaro: un aiuto a sconfiggere la fame del mondo può essere non solo produrre di più, ma…meglio.
Fame nel mondo: la soluzione anche da una diversa distribuzione agricola

Pubblicato uno studio rivoluzionario su Nature Geoscience
Ottenere cibo per 800 milioni di persone in più preservando le attuali modalità di produzione agricola, evitando grandi investimenti in nuove tecnologie e utilizzando circa il 15% di risorse idriche in meno. Un sogno? Sì, ma con delle basi solide che sono state appena pubblicate su Nature Geoscience nello studio “Increased food production and reduced water use through optimized crop distribution” (https://www.nature.com/articles/s41561-017-0004-5 ) a firma di un team composto da Columbia University, Politecnico di Milano e University of California at Berkeley. Nel prossimo futuro, a causa della crescita della popolazione e del miglioramento delle condizioni di vita, ci sarà bisogno di più cibo, fibre ed energia e, di conseguenza, di risorse naturali come terra e acqua. Le soluzioni ad oggi proposte prevedono l’intensificazione o l’estensificazione dell’agricoltura, con il risultante aumento nell’impiego di irrigazione e fertilizzazione nel primo caso e di terra nel secondo.
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