Lo studio, coordinato dall’Università di Pisa, ha ricevuto un finanziamento europeo di oltre 6,5 milioni di euro e coinvolge 10 partner internazionali


Qual è l'odore della paura? E quello della felicità? Quando proviamo emozioni emettiamo delle sostanze associabili a quel particolare stato emotivo che possono essere "annusate" dai nostri simili? Sicuramente è così per gli animali, ma per gli esseri umani è tutto da dimostrare. Pasquale Scilingo, che guida il gruppo di fisiologia computazionale al Centro di ricerca dell'Università di Pisa “E.Piaggio”, coordina un progetto che ha lo scopo di studiare, attraverso l'analisi del sudore, se le emozioni che proviamo ci inducono a emettere molecole specifiche, identificabili attraverso l’olfatto. Il progetto si chiama POTION e ha ricevuto un finanziamento europeo di oltre 6.500.000 di euro, per una durata totale di cinque anni, durante i quali il professor Enzo Pasquale Scilingo coordinerà un consorzio di 10 partner internazionali, provenienti da 8 paesi diversi, con un profilo scientifico complementare, multidisciplinare e di consolidata esperienza nei settori di ricerca richiamati dai temi del progetto.


La ricerca è stata condotta dal team di Giuseppe Barillaro, del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Un mini-fegato artificiale permetterà di condurre test farmacologici attendibili senza usare cavie animali


Un fegato artificiale miniaturizzato, costruito con chip microfluidici in silicio per i test farmacologici, ha finalmente dimostrato che i mini organi artificiali possono essere considerati modelli sperimentali attendibili, aprendo la strada a una possibile eliminazione dell’uso di cavie animali. Lo studio è stato pubblicato su Advanced Functional Materials e condotto dal team di ricerca di Giuseppe Barillaro del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, con la collaborazione del gruppo di Nico Voelcker della Monash University.
“La novità di questo modello di organo – spiega Barillaro – è che si compone di strutture tridimensionali che hanno la dimensione effettiva delle cellule epatiche e che sono disposte in modo da replicare anche architettonicamente l’organizzazione del fegato nel lobulo epatico. Negli esseri umani, le cellule epatiche sono disposte in cordoni collocati tra le vene (sonusoidi) che entrano nel lobulo. La diposizione delle cellule in cordoni permette di riprodurre negli organi artificiali alcune funzioni fondamentali del fegato, come la detossificazione e il mantenimento dell’omeostasi”.

 

Stanchezza cronica, predisposizione genetica, altre malattie o alterazioni micro-circolatorie possono contribuire all'insorgenza di borse, gonfiori e occhiai, un problema sempre piu' presente visto il continuo crescere del ritmo lavorativo e di stress. Questa antipatiche condizioni sono spesso protagoniste del malcontento, specie femminile, cosi' come l'arrossamento degli occhi per le possibili tante allergie che anche qui si evidenziano. Durante l'XI Convegno dell'Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia (AIDECO) che si terra' il 4-5 ottobre a Roma, presso il Church Palace, specialisti come oculisti, chirurghi plastici e dermatologi dedicheranno un'importante sessione al tema.

Il prof. Leonardo Celleno, dermatologo e presidente AIDECO, anticipa alcuni degli argomenti trattati, partendo da cosa sono le borse e le occhiaie. Come si formano le borse e occhiaie? Cause Le cosiddette "borse" sono determinate da un aumento di volume piu' o meno accentuata del pannicolo grasso perioculare inferiore ed insorgono per predisposizione costituzionale, per danni traumatici o anche per il progredire dell'invecchiamento cutaneo. I "gonfiori" dell'area perioculare, sono un'alterazione indotta da un ridotto drenaggio linfatico e da un conseguente accumulo di liquidi negli spazi intercellulari. Stanchezza, disequilibrio sonno/veglia, insonnia, alcool, eccessi alimentari, allergie, irritazioni, tabagismo possono essere tra le cause scatenanti.

 

 


 "Prende il via nel Lazio per tutto il mese la campagna di prevenzione del tumore al seno 'Ottobre Rosa'. Un fitto programma di iniziative e percorsi di prevenzione interamente dedicati alle donne. I progressi nella ricerca hanno determinato negli anni una crescita continua delle percentuali di sopravvivenza, evidenziando in particolare l'importanza di una diagnosi precoce. Per questo motivo la sensibilizzazione rappresenta un aspetto fondamentale e gioca un ruolo decisivo nel processo di cura". Lo dichiara il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti presentando le iniziative in programma per 'Ottobre Rosa. "Le donne possono rivolgersi con fiducia alla Rete senologica del Lazio e soprattutto e' importante che rispondano all'invito della Asl: il percorso di prevenzione, diagnosi e cura e' completamente gratuito, senza lista di attesa e soprattutto segue standard di alta qualita' con la doppia lettura dei referti", aggiunge Zingaretti.


Il premio Nobel della Medicina va quest'anno all'americano James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo, scopritori del meccanismo di inibizione del sistema immunitario nel riconoscere adeguatamente le cellule tumorali.

Tutto e' partito dalla scoperta che una molecola, CTLA-4, si oppone alla stimolazione delle cellule linfocitarie delsistema immunitario nel riconoscimento e all'eliminazione delle cellule tumorali. In pratica, e' stata dimostrata l'esistenza di un blocco di attivazione del sistema immunitario, che in natura esiste per evitare un'eccessiva attivita' del nostro sistema immune in grado di scatenare malattie autoimmunitarie quali le artriti diffuse.

Dalla meta' degli anni '80 si sono scoperte altre molecole coinvolte nell'inibizione della stimolazione del sistema immunitario e nel mancato riconoscimento delle cellule tumorali (il cosiddetto "checkpoint immunitario"), che hanno portato all'identificazione di terapie mirate in grado di rimuovere tale blocco di riconoscimento a livello del checkpoint immunitario ed indurre risposte durature su piu' tipi di cancro, il che ha permesso alla comunita' oncologica di iniziare ad ottenere approcci terapeutici potenzialmente curativi.

Tuttavia, le notevoli risposte alle immunoterapie sono attualmente limitate a una minoranza di pazienti e indicazioni, evidenziando la necessita' di approcci piu' mirati, efficaci e innovativi. L'ulteriore comprensione dei meccanismi biologici e delle funzioni alla base di questi meccanismi molecolari sara' essenziale per la progettazione razionale delle immunoterapie di nuova generazione, cercando di sviluppare marcatori predittivi di risposta terapeutica in grado di identificare i diversi sottogruppi di pazienti.

Per la più frequente patologia muscolare ereditaria ancora non è disponibile una cura. Una nuova speranza arriva dall’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli, dove si è scoperto che farmaci in grado di regolare la funzione degli endocannabinoidi permettono di contrastare il decorso della malattia e recuperare parte delle funzioni motorie perdute in un modello animale. Lo studio è pubblicato su Nature Communications

La distrofia muscolare di Duchenne è la più frequente patologia muscolare su base ereditaria. Ad esserne colpiti sono principalmente i bambini maschi. L’esordio è precoce e, oltre ai muscoli scheletrici, sono colpiti molti altri organi come cuore, polmoni e cervello. Ancora oggi contro tale patologia non è disponibile una cura. Una nuova speranza arriva dai laboratori di ricerca dell’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icb) di Pozzuoli guidati da Vincenzo Di Marzo, dove si è scoperto come in un modello animale sia possibile rallentare significativamente il decorso della malattia e recuperare le funzioni motorie perdute mediante i farmaci in grado di regolare la funzione dei cannabinoidi prodotti dal nostro stesso organismo. Lo studio è pubblicato su Nature Communications.


Il Politecnico di Milano partner del progetto europeo PROCHIP

È ormai evidente che le origini del cancro possono essere sia genetiche che epigenetiche, ovvero che il cancro è causato non solo da mutazioni della sequenza del DNA ma anche da mutazioni della sua struttura, costituita da strati di cromatina. Studi epigenetici, che analizzano i meccanismi responsabili di cambiamenti ereditabili nel genoma, hanno infatti dimostrato come il microambiente possa influenzare il comportamento cellulare provocando alterazioni nella struttura della cromatina all’interno del nucleo cellulare portando così alla trasformazione di cellule da sane a tumorali. Il progetto europeo PROCHIP (Chromatin organization PROfiling with high-throughput super-resolution microscopy on a CHIP), coordinato dal CNR e di cui il Politecnico di Milano è partner, si propone di sviluppare un innovativo microscopio in grado di analizzare un elevato numero di cellule tumorali e ottenere informazioni sulla distribuzione spaziale della cromatina, in modo da individuare un parametro da utilizzare come marker tumorale. La possibilità di osservare la distribuzione della cromatina aiuterà a decifrare l’eterogeneità di certe tipologie di cancro, ma anche a valutarne la risposta alle terapie e riuscire a sviluppare una medicina personalizzata per ogni specifico paziente.

 


Lo studio condotto dai ricercatori della Yale School of Medicine e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications


Un team di scienziati della Yale School of Medicine e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ha individuato una particolare popolazione di cellule staminali, dette neuroepiteliali, che si sono rivelate particolarmente efficaci nel riparare le lesioni al midollo spinale. La sperimentazione condotta su modelli animali ha mostrato che queste particolari cellule sono in grado di integrarsi nel tessuto danneggiato, estendere prolungamenti per alcuni centimetri dopo il trapianto e fornire un recupero motorio e funzionale. Inoltre, come hanno evidenziato i test di laboratorio, il recupero è proporzionale all’entità alla lesione: se ad esempio il danno al midollo spinale non supera il 25%, c’è un miglioramento significativo nell’uso degli arti inferiori entro due mesi.
“Per la prima volta, grazie a questo studio è stato quindi dimostrato che l’origine anatomica delle cellule staminali ha una importanza cruciale per il successo del trapianto”, spiega Marco Onorati, ricercatore dell’Unità di Biologia Cellulare e dello Sviluppo del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo Pisano, e fra i primi autori dello studio pubblicato sulla rivista “Nature Communications”.

 


La soluzione tecnologica più avanzata per monitorare gli ictus, conoscerli e prevenirli nasce da una collaborazione italo-lituana


Si chiama “BIOMEDICAL ELECTRONIC EQUIPMENT FOR POST-STROKE MONITORING” ed è stato sviluppato nel laboratorio di ricerca congiunto nato dalla collaborazione tra Fos Lituania - sede lituana del Gruppo Fos, azienda italiana leader nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative - e KTU - Kauno Technologijos Universitetas, l’Università Tecnologica locale - in collaborazione con la Lithuanian Health Science University.
La soluzione consiste in due dispositivi, uno da indossare in testa (caschetto) e l’altro al polso (orologio), in grado di monitorare e di valutare - in modo continuo o ad intervalli di tempo - la circolazione del sangue cerebrale (sottosistema di testa di bio-impedenza) e le funzioni cardiache (sottosistema cardio pletismografico). Il primo fa uso di elettrodi di superficie per misurare l'impedenza complessa dei tessuti della testa. Il secondo utilizza sensori elettrocardiografici (ECG), fotopletismografici (PPG) per rilevare diversi parametri (impulsi, frequenza cardiaca, fibrillazione atriale). Entrambi i sottosistemi utilizzano segnali ECG per la sincronizzazione degli eventi.


L’obiettivo è dotare i medici di un dispositivo avanzato per il monitoraggio dei pazienti già colpiti da ictus, analizzarne le tendenze e prevenire possibili complicazioni, tra cui il rischio di un colpo secondario. L'ictus – che è una condizione medica causata da una improvvisa interruzione del flusso di sangue al cervello - secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, colpisce ogni anno 15 milioni di persone. Di questi, 5 milioni muoiono e altri 5 milioni restano permanentemente disabili. Ad oggi, se un paziente ne mostra i sintomi, può essere sottoposto a diversi tipi di esami presso le strutture ospedaliere che, tendenzialmente, sono molto costosi (ad esempio, scanner per tomografia computerizzata - CT, imager a risonanza magnetica - MRI) oppure utilizzano radiazioni ad alta energia che, di conseguenza, non possono essere utilizzati per periodi prolungati.

Uno studio sull’intero genoma di 3.514 individui provenienti da diverse regioni della Sardegna pubblicato su Nature Genetics conferma che i sardi, specie quelli delle regioni dell’interno, conservano meglio di qualunque altra popolazione contemporanea le caratteristiche genetiche delle popolazioni presenti nel continente Europeo >7000 anni fa. Tra le popolazioni contemporanee i sardi mostrano una maggiore somiglianza genetica con i baschi. Il DNA dei sardi è quindi una riserva di varianti genetiche antiche, attualmente molto rare altrove e fondamentali per lo studio di malattie con una base genetica

Un team di ricercatori guidati da Francesco Cucca, direttore dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irgb) e professore di Genetica Medica dell’Università di Sassari, e da John Novembre professore presso il dipartimento di Genetica Umana della Università di Chicago, ha pubblicato uno studio in cui sono state esaminate le sequenze dell’intero genoma di 3.514 individui provenienti da diverse aree della Sardegna che fornisce nuove informazioni sull’antica storia genetica di questa popolazione e dell’intera Europa. La copertina di ottobre della rivista Nature Genetics sarà dedicata a questo lavoro, intitolato ‘Genomic history of the Sardinian population‘.
“Lo studio ha confermato un elevato grado di somiglianza genetica tra i campioni di DNA attuale e quello estratto da resti ossei provenienti da siti archeologici neolitici (tra 10.000 e 7.000 anni fa) e, in misura minore, pre-neolitici, dell’Europa continentale. E ha mostrato come queste similarità siano più marcate nelle aree storicamente più isolate dell’isola, quali l’Ogliastra e la Barbagia”, spiega Cucca. “Lo studio ha anche rivelato come i baschi siano la popolazione contemporanea con livelli più elevati di ascendenza condivisa con i Sardi. Tale similitudine, piuttosto che essere indicativa di contatti recenti tra queste popolazioni, suggerisce che entrambe si siano originate da popolazioni presenti in Europa nel Neolitico e Pre-neolitico. Studi sul DNA estratto da resti preistorici in Sardegna chiariranno il contributo relativo di queste componenti alla struttura genetica di queste popolazioni”.

 

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