The time of day when we eat is crucial for our health

Although people have always said that having a light and early dinner is better, a study by the Universitat Oberta de Catalunya (UOC) and Columbia University has provided the scientific grounds for this argument. According to a study published in open access format by the Nature group journal Nutrition & Diabetes, consuming more than 45% of our daily calorie intake after 5 p.m. is associated with an increase in glucose levels, with the harmful consequences that this has for health, regardless of the individual's weight and body fat.
The study was carried out at Columbia University's Irving Medical Center in New York, and was led by Dr Diana Díaz Rizzolo, postdoctoral researcher and member of the Faculty of Health Sciences at the UOC.
"Maintaining high levels of glucose over long periods of time can have implications including a higher risk of progressing to type 2 diabetes, an increase in cardiovascular risk due to the damage that high glucose levels do to blood vessels, and increased chronic inflammation, which aggravates cardiovascular and metabolic damage," said Díaz Rizzolo.
La diversità migratoria è la chiave di sopravvivenza per le anguille

Uno studio condotto congiuntamente da Università di Ferrara, Università di Padova e Cnr ha stabilito che anguille si comportano in modi diversi durante la migrazione: alcune riescono a risalire forti correnti; altre sono esperte nel superare barriere come dighe e sbarramenti. Un approccio che riduce la competizione per le risorse e aumenta le probabilità di sopravvivenza della specie. La ricerca è pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
Chi l’avrebbe mai detto? Anche nel mondo delle anguille, la diversità è resilienza. A rischio di estinzione a causa della pesca illegale e di altre molteplici minacce, questi pesci dalla caratteristica forma che ricorda un serpente, sembrano però avere un “asso nella pinna”: comportamenti migratori dissimili che li aiutano ad adattarsi colonizzando habitat distinti. Ed è proprio questa varietà di strategie che potrebbe fare la differenza per la loro conservazione.
Creata la prima banca dati per l’analisi dei meccanismi molecolari che causano la sindrome di Rett

Creata la prima banca dati per l’analisi dei meccanismi molecolari che causano la sindrome di Rett: consentirà di ridurre il ricorso alla sperimentazione animale
Lo studio dei dipartimenti di Biologia e Informatica dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Database di Oxford Academic
E’ nata RettDb, la prima banca dati per l’analisi dei meccanismi molecolari che causano la sindrome di Rett. La risorsa web è accessibile a tutta la comunità scientifica e consente di fare sperimentazioni in silico, cioè attraverso l’analisi dei dati, consentendo così di ridurre il ricorso alla sperimentazione animale. Il risultato è frutto di una ricerca pubblicata sulla rivista Database di Oxford Academic e condotta dai dipartimenti di Biologia e Informatica dell’Università di Pisa.
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